. . . . . . . . . . . "Figure all'aperto"@it . . . "Viandanti - disegno"@it . "4y010-07348" . "matita di grafite e lavis di tè su carta"@it . . . . . . "Sul finire dell'Ottocento l'opera di Plinio Nomellini è indubbiamente influenzata prima dalla pittura macchiaiola e successivamente da quella divisionista. Questo passaggio di stile è stato favorito dall'incontro con Alfredo Müller, con Pellizza da Volpedo e, dal 1901, con Vittore Grubicy che lo ricercherà chiedendogli dipinti e disegni nel corso di una folta corrispondenza (Quinsac 2005). Nelle opere del pittore livornese, in particolare quelle eseguite fino al 1894, i soggetti trattati rimandano a tematiche dal forte contenuto umano, sociale e politico che si riflettono non solo nei dipinti ma anche nelle opere di grafica le quali, a loro volta, rivelano caratteristiche autonome: raffigurazioni dal vero, fabulazione di idee o vere e proprie realizzazioni a se stanti (cfr. G. Bruno, Plinio Nomellini, Milano 1985). In piccoli fogli di taccuino l'artista annota a matita, a penna o con pastelli colorati, con stile sintetico ma robusto, i rappresentanti del proletariato, gli operai e i miserabili, i lavoratori che escono o si recano a lavoro. Questi appunti furono certamente utilizzati poi come monito per le figure di uomini a lavoro o in corteo e si trovano nei suoi dipinti più famosi come \"Lo Sciopero\" del 1889, \"Piazza caricamento\" del 1891 e \"La diana del lavoro\" del 1893 nel quale sono raffiguranti operai, contadini o semplici figure in strada. Per il disegno a matita i \"Viandanti\" conservato al Castello Sforzesco si propone una datazione tra il 1889-1894, per il confronto stilistico con altre opere grafiche del periodo. Nel foglio in esame le figure ritratte di spalle sembrano percorrere a passo spedito una strada in salita tracciata da due linee parallele. Il segno della matita che delinea le tre figure è sciolto e veloce, testimonianza dell'avvicinarsi a un'espressività più libera dai postulati compositivi e grafici della pittura macchiaiola. Il disegno fu donato da Vittore Grubicy alle raccolte pubbliche nel 1920 e testimonia dell'ammirazione reciproca tra l'artista e il mercante d'arte."@it . . . "4y010-07348" . . . .