Manichino con angelo - disegno
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Manichino con angelo - disegno
Madre e figlio
La ricerca Metafisica di Carrà, frutto di una sentita crisi di coscienza e d'inquietudine esistenziale è, se pur in parte, dovuta alla vicinanza del pittore con De Chirico, Savinio e De Pisis, incontrati a Ferrara nel 1917. La frequentazione con quest'ultimi segna nell'opera dell'artista una svolta decisiva che ne decreterà definitivamente l'allontanamento dal Futurismo per dare il via a un personale percorso metafisico. Nelle opere di questo momento, infatti, Carrà si dedica principalmente alla raffigurazione di interni e stanze vuote, nelle quali capeggiano figure spettrali, oggetti isolati o stipati a scandire lo spazio, strutture anatomiche che rimandano di continuo a forme geometriche solide (Carrà 1996, p. 50).
Tra i disegni del periodo oltre al piccolo "Manichino nella stanza IV" (inv. 178) si conserva presso le raccolte del Civico Gabinetto di Disegni del Castello Sforzesco, il foglio intitolato "Manichino con angelo", acquistato come il precedente nel 1953 direttamente dall'artista (Garberi 1991). In esso su un taccuino da schizzi, tratteggiato da linee parallele che delimitano lo spazio del pavimento, Carrà esegue due figure attraverso un delicato tratto della matita che sfuma i contorni e ne crea le ombre. Qui il manichino sembra non obbedire alla staticità che lo contraddistingue in altre opere e assume invece una posa elegante e aggraziata che lo contrappone a sua volta alla figura dell'angelo più statica e abbozzata.
matita di grafite su carta
4y010-25217
4y010-25217