. . . "5q030-00105" . . . . . . "Vista - statua"@it . . . . . . . . . "5q030-00105" . . . "Secondo quanto spiega lo stesso Lucini Passalacqua nella particolareggiata descrizione del mobile data alle stampe nel 1620, le statuette d'avorio inserite nello stipo rappresentano le allegorie dei cinque sensi secondo i dettami dell'Iconografia di Cesare Ripa. Il Gusto ha nella destra un cesto di frutta e nella sinistra una pesca; gli attributi della Vista sono lo scudo con l'aquila che guarda il sole e uno specchio la cui parte superiore è oggi mancante; il falcone e la tartaruga designano il Tatto, mentre l'Udito ha la veste con orecchie di toro in rilievo, suona il liuto ed ha una cerva accucciata ai suoi piedi. La statuetta dell'Odorato è stata rubata nel 1956 e sostituita con una copia del Tatto (un'altra copia del Tatto è nei depositi di questo Museo). Sappiamo che l'Odorato aveva la veste tempestata di fiori, un vaso nella mano sinistra da cui uscivano vapori profumati, nella destra un mazzo di fiori e un bracco accucciato ai piedi.\nDell'autore di questi avori, identificato dallo stesso Lucini in \"Guglielmo Bartolotti Francese\", cioè Guillaume Berthelot, sono note alcune opere eseguite a Roma tra il 1610 e il 1617 prima che lo scultore si spostasse in Francia al servizio di Maria de' Medici: a Roma scolpisce due grandi Angeli in bronzo per l'altare della Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore e, al centro della piazza omonima, la Madonna col Bambino anch'essa in bronzo; per il Palazzo di Montecavallo esegue un San Paolo in marmo sulla facciata e un Angelo reggistemma a sinistra del portale d'ingresso verso la Cappella Paolina. Un Crocifisso ligneo in Santa Maria in Vallicella gli è poi attribuito dal Baglione. Quest'ultimo dedica allo scultore una delle Vite, testimoniando così del ruolo di primo piano avuto da questi nelle vicende della scultura del primo Seicento a Roma. Non è da escludere che, in occasione di questa commissione, Berthelot abbia soggiornato a Como verso il 1613 anche se le parole del Lucini riguardo alle modalità della costruzione dello stipo (\"havendo cercato ... di far fare a casa mia, ed alla mia presenza, quanto ho potuto\") sembrano implicitamente ammettere che non gli era stato possibile avere il controllo diretto di tutti gli artisti e gli artigiani coinvolti. Certo è che il Lucini seguiva con grande interesse i fatti artistici dell'Urbe con particolare riguardo alla scultura. Un viaggio a Roma fatto dal Lucini nel 1621 è documentato, ma è probabile che il canonico vi si fatti artistici dell'Urbe con particolare riguardo alla scultura. Un viaggio a Roma fatto dal Lucini nel 1621 è documentato dall'epistolario di Gerolamo Borsieri ma è probabile che il canonico vi si fosse recato anche in precedenza. [Zanuso]"@it . . .