. . . "La presentazione essenziale e disadorna del personaggio ripreso di tre quarti davanti a un fondale neutro, la scelta di una gamma cromatica limitata alle terre e ai bruni, la stesura sciolta e abbreviata che affida al colore la costruzione delle forme, in un approccio al modello che rifiuta la mediazione del disegno, sono le caratteristiche che contraddistinguono la tela in esame."@it . . . . . . . . . . "Ritratto dell'abate Angelo Lechi"@it . . . . . . . . "Ritratto dell'abate Angelo Lechi - Ritratto d'uomo - dipinto"@it . . . . "Il ritratto proviene dalle collezioni settecentesche della famiglia Lechi e il personaggio raffigurato è tradizionalmente riconosciuto nell'abate Angelo (1699-1757), esponente della nobile casata bresciana, fratello di Bernardino e Pietro Lechi, che fecero costruire a partire dalla fine degli anni Trenta del Settecento la residenza di Montirone. Nell' \"Inventario della Galleria ed altra roba Lechi rubata a Brescia\", compilato il 28 luglio 1799 da Faustino Lechi, in un documento è menzionato un gruppo di quattro ritratti ovali, tra cui quello \"del zio Abate\" e \"della sorella Monaca\", in cui sono da riconoscere quello in esame e il Ritratto di Santa Lechi, entrambi conservati nel museo monteclarense e preziose testimonianze del legame tra i Lechi e il celebre pittore milanese. Il volto affilato di Angelo Lechi rappresenta una delle immagini più eloquenti della ritrattistica di Ceruti negli anni tra il 1720 e il 1735, quando l'artista è documentato a Brescia.\nL'opera si colloca in quell'ideale galleria di personaggi del clero effigiati dal pittore che comprende non pochi capolavori, tra cui il Ritratto di ecclesiastico del Credito Bergamasco e il Ritratto del parroco di Breno Giulio Cattaneo in collezione privata. Recentemente si è osservato come quest'ultimo, databile con sicurezza al 1732, riveli \"chiarissime affinità\" con la tela in questione, al punto di suggerire una prossimità cronologica."@it . . "BS370-00008" . . . "BS370-00008" .