Cristo in gloria tra angeli, i quattro Evangelisti e due monaci gerolomini||Angeli con i simboli della Passione||Caino uccide Abele||Benedizione di Isacco||David e Golia||Sacrificio ebraico||Sibille||Cristo e l'adultera||Resurrezione di Lazzaro - decorazione pittorica
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Cristo in gloria tra angeli, i quattro Evangelisti e due monaci gerolomini||Angeli con i simboli della Passione||Caino uccide Abele||Benedizione di Isacco||David e Golia||Sacrificio ebraico||Sibille||Cristo e l'adultera||Resurrezione di Lazzaro - decorazione pittorica
Nel 1535, col sostegno di Francesco II Sforza, prende avvio la decorazione della chiesa di San Sigismondo. I monaci gerolomini stipulano un contratto con Camillo Boccaccino per la realizzazione degli affreschi dell'abside e della volta del presbiterio. Dai disegni preparatori emerge che Camillo ricerca nuove formule decorative e ornamentali che tengano conto delle novitą provenienti dai centri vicini (Mantova con Giulio Romano e Parma con Parmigianino). Nel catino absidale, ispirandosi all'impianto fortemente illusionistico realizzato da Correggio a Parma in San Giovanni, dipinge il Cristo in gloria tra figure angeliche, i quattro Evangelisti e due monaci gerolomini, scena che spicca per ardimento compositivo e violenza cromatica, e documenta il personale linguaggio del pittore basato su suggestioni pordenoniane, influenze di cultura veneta, mantovana (Giulio Romano) ed emiliana (Correggio, Parmigianino). Al centro della volta colloca figure di Angeli che sorreggono gli strumenti della passione, mentre nei tondi vi sono storie bibliche tratte dal Vecchio testamento che prefigurano la Passione di Cristo (Uccisione di Abele, Benedizione di Isacco a Giacobbe, Davide e Golia e un sacrificio ebraico). Seguono fasce decorative di ispirazione pompeiana alternate a quattro finte nicchie con le Sibille. Ai lati del presbiterio, nel fregio della trabeazione colloca una teoria di putti reggifestone e tondi a rilievo con i busti di Bianca Maria e Francesco Sforza, del figlio Galeazzo e del nipote Gian Galeazzo. Angeli, ghirlande, suppellettili e strumenti a corde popolano le lesene che scandiscono lo spazio delle pareti. Nel 1540 Camillo Boccaccino dipinge sulle pareti del presbiterio due ampie scene dedicate a Cristo e l'adultera (a sinistra) e sul lato destro la Resurrezione di Lazzaro, dove giunge ad esiti di estrema originalitą e sottile sperimentazione manieristica. Gli occhi dei personaggi appaiono oggi privi di pupille, poichč l'artista aveva le aveva realizzate a secco con un legante proteico ed il colore č andato perso nel corso del tempo. La decorazione di San Sigismondo segna una profonda svolta nella pittura cremonese in direzione della "maniera" e diviene luogo di sperimentazioni compositive, arditezze illusionistiche e chiaroscurali.
CR230-00031
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