Il mediatore Giuseppe Giani||Ritratto del signor Giuseppe Giani||Il mediatore Galli - ritratto d'uomo - dipinto

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Il mediatore Giuseppe Giani||Ritratto del signor Giuseppe Giani||Il mediatore Galli - ritratto d'uomo - dipinto 
Il mediatore Giuseppe Giani||Ritratto del signor Giuseppe Giani||Il mediatore Galli 
Il dipinto è giunto al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica nel 1957, con il lascito di Guido Rossi, che possedeva un nucleo di cinque opere di Pellizza da Volpedo (oltre a questa i nn. Inv. 1781-1784): l'acquistò dopo il 1920 e commissionò la cornice alla bottega di Ettore Zaccari, mentre quella originale, più semplice, si conserva nello studio-museo di Pellizza a Volpedo. Proprio qui il ritratto fu dipinto, tra il 1890 e il 1891, come dimostra il camino visibile alle spalle di Giani, ancora presente nello studio volpedese. Considerata dallo stesso autore un esempio emblematico di quel verismo che caratterizza la sua prima produzione, l'opera venne inviata a numerose esposizioni nazionali, a partire dalla celebre prima Triennale di Milano. Qui ottene un notevole successo, riscuotendo il consenso di Cesare Tallone, di Filippo Carcano e di Giacomo Grosso, come orgogliosamente riportato da Pellizza in un appunto scritto quello stesso anno a Torino (in Scotti 1986, p. 247). Testimonia il valore che il dipinto rivestiva per l'autore anche l'aumento del prezzo richiesto per l'opera -dalle 300 lire del 1891 alle 1200 del 1906, anche se alla fine Pellizza non venderà mai il quadro, ancora nello studio alla sua morte nel 1907. Il dipinto mostra il livello delle ricerche di Pellizza negli anni precedenti la conversione alla tecnica divisionista -con cui venne in contatto proprio a quella Triennale del 1891 a cui inviò il Mediatore- e in particolare l'influenza di Cesare Tallone, suo maestro all'Accademia Carrara di Bergamo, nell'ispirazione ruvidamente verista e nella pennellata sciolta, che mantiene tuttavia, rispetto al maestro, una maggior solidità e un'austerità cromatica tutta giocata sui toni spenti delle terre, dal marrone dell'abito al bianco della parete intonacata a calce, rialzati dai tocchi di colore della cravatta. Allo stesso tempo la semplicità della posizione dell'uomo, seduto con le mani sulle ginocchia, è accentuata dall'impianto robusto della composizione, che pone la figura solidamente nello spazio, accentuandone la volumetria. 
Dipinto a olio su tela di Giuseppe Pellizza da Volpedo di medie dimensioni, raffgurante un uomo seduto in un interno domestico, davanti a un camino, con le mani poggiate sulle ginocchia. Indossa un completo marrone, porta una bombetta, un bastone in legno e ha in bocca la pipa. 
ST070-00002 
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